Il progetto espositivo abbraccia il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Parco Archeologico dei Campi Flegrei e il Museo Civico di Procida ‘Sebastiano Tusa’.

La mostra ripercorre le tappe fondamentali della presenza greca nel Golfo di Napoli, che ha avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo socio-economico e culturale della Campania antica e, più in generale, nella formazione della cultura occidentale.

Nell’ambito di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022, il percorso “I Greci prima dei Greci. Alle origini della presenza ellenica nel Golfo di Napoli” mostra al pubblico, dal 29 settembre al 31 dicembre 2022, anche una serie di reperti assolutamente inediti e si sviluppa in tre luoghi.

L’ideale avvio è al Museo Civico di Procida “Sebastiano Tusa”, dove si presenta il ruolo di Vivara nella media età del Bronzo come importante snodo commerciale nella rete di traffici marittimi attivi nel bacino del Mar Mediterraneo: sull’isolotto giunsero dalla Grecia intraprendenti mercanti micenei, alla ricerca di materie prime, soprattutto metalli.

Il racconto prosegue al MANN di Napoli con un focus sulla civiltà micenea e sulle attestazioni materiali a essa riconducibili nel Golfo di Napoli, per poi soffermarsi sulle relazioni tra Egeo e area campana nella prima metà dell’VIII secolo a.C. Siamo ormai all’alba della colonizzazione greca in Occidente, che prese avvio con la nascita di Pithekoussai, l’odierna Ischia.

L’itinerario si conclude al Castello di Baia, a Bacoli, sede del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, dove si illustra la fondazione di Cuma, che rappresenta il definitivo stanziamento sulla terraferma di genti elleniche in Campania. Qui i Greci impiantarono una vera e propria città, leggibile in ogni sua parte: abitato, necropoli, santuari.

La Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Napoli – sottolinea la Soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro – ha contribuito all’evento supportando le iniziative del Museo Civico di Procida e partecipando all’allestimento del MANN: qui, in esposizione, i materiali restituiti dal villaggio dell’età Bronzo Recente e Finale (XIII-XII sec. a.C.) messo in luce tra il 2004 e il 2009 prima della costruzione dell’edificio progettato da Zaha Hadid. Di grande importanza le ceramiche micenee e italo-micenee che testimoniano l’apertura delle comunità locali ai contatti esterni lungo le rotte mediterranee.

APPROFONDIMENTI

AL MUSEO CIVICO DI PROCIDA “SEBASTIANO TUSA”
Con l’esposizione, curata dalle archeologhe Monica Scotto di Covella e Federica Bertino, di significativi frammenti ceramici egeo-micenei, si segna un ideale avvio dell’itinerario compiuto da “I Greci prima dei Greci” lungo le coste flegree nella media età del Bronzo. I manufatti provengono dagli scavi archeologici di Vivara, avviati da Giorgio Buchner nei primi anni ’30 e poi ripresi e condotti sistematicamente dal 1976 fino ai giorni nostri.

La collezione esposta testimonia come i navigli provenienti dalle coste della Messenia, della Laconia e dell’Argolide, giungevano a Vivara portando con sé beni di prestigio, collane in pasta vitrea e vesti decorate con applique in lamina d’oro, ma, soprattutto, grandi vasi da trasporto e raffinate coppe e tazzette dipinte, brocche di finissima fattura e vasetti contenenti oli profumati.

Tra i reperti esposti particolare attenzione va attribuita a un askos di piccole dimensioni che presenta una peculiare decorazione in vernice brillante nerastra, composta da piante di croco poggianti su due bande parallele orizzontali. Inoltre, una giara di tipo cananeo, di provenienza levantina o mediterraneo-orientale, che conteneva olio vegetale aromatizzato con erbe. Il rinvenimento di questa giara pone l’attenzione su una ulteriore rete transmarina che doveva collegare, attraverso una serie di scali intermedi nord-africani e siciliani, l’area levanto-cretese e del Delta del Nilo con il canale di Sicilia, e di qui, probabilmente attraverso scali posti a Occidente (come quello rappresentato dall’isola di Mozia), con il basso Tirreno.

AL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI
Il percorso, curato da Giovanni Vastano, si dipana nelle sale delle sezioni Preistoria e Protostoria e Isola d’Ischia: qui i manufatti in allestimento permanente, con grafica e apparati didattici ad hoc, dialogano con alcuni reperti mai esposti sinora. 

Il percorso prende avvio con tre vasi micenei rinvenuti in area egea, appartenenti al ricchissimo patrimonio “sommerso” del MANN. I manufatti furono acquisiti dal Museo tra fine Ottocento, quando l’assetto delle collezioni era ancora legato a un criterio di tipo enciclopedico. Vittorio Spinazzola, allora direttore dell’Istituto e degli scavi di antichità a Napoli, commissionò nel 1894, in Grecia, l’acquisto di due piccole giare a staffa insieme a pochi altri manufatti; nel 1911, ancora, una giara piriforme proveniente da Rodi giunse a Napoli dai Musei Reali di Berlino a titolo di permuta.

Fra i “mai visti in allestimento” rientrano anche interessanti materiali provenienti dal sito dell’età del Bronzo Recente di Afragola e concessi in prestito dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Napoli: tredici vasi d’impasto, un vaso di tipo miceneo, quattordici frammenti di ceramica di tipo miceneo e due fibule in bronzo. Il materiale ceramico rinvenuto ad Afragola ha un particolare rilievo perché permette di ricostruire le relazioni che intercorrevano tra diverse aree del Mediterraneo: alle suppellettili caratterizzate da uno stile tipico della Pianura padana orientale si affianca, infatti, una cospicua produzione micenea, che svela uno spaccato nuovo negli studi italiani sulla Protostoria.

In un’altra sala sono custoditi i materiali da Vivara (età del Bronzo medio), espressione di una cultura isolana che, insieme alle più recenti attestazioni dell’entroterra di Afragola, danno testimonianza delle interazioni tra i micenei e l’area del Golfo di Napoli durante l’età del Bronzo.

Il percorso prosegue in una nuova sala dove alcuni manufatti di provenienza egea, appartenenti a corredi funerari dalle necropoli di Capua e Cuma, offrono lo spunto per illustrare i contatti tra Grecia e Campania nella prima età del Ferro. In conclusione dell’itinerario, un focus sull’isola d’Ischia e sulla nascita di Pithekoussai, inizio della colonizzazione greca in Occidente.

AL PARCO ARCHEOLOGICO DEI CAMPI FLEGREI – CASTELLO ARAGONESE DI BAIA
L’itinerario si concentra, in particolare, su Cuma, dal momento fondativo, quasi contemporaneo all’impianto di Pithekoussai sull’Isola d’Ischia, al progressivo strutturarsi di una polis, leggibile in tutte le sue parti costitutive: necropoli, spazi sacri e aree residenziali.

Cuma costituisce una vera e propria testa di ponte greca verso il cuore di un Tirreno già ampiamente frequentato e percorso da partners e competitors commerciali e culturali di altissimo profilo, con i quali la neonata città dialoga alla pari. Un simile scambio viene inoltre avviato molto precocemente con le popolazioni limitrofe, Etruschi e indigeni.   

Il percorso, curato da Francesca Mermati, si sviluppa nella sezione del Museo Archeologico dei Campi Flegrei sito nel Castello Aragonese di Baia, nella sezione dedicata a Cuma. Esso, snodandosi fra le sale in cui sono conservati reperti in allestimento permanente, intende (ri)raccontare la storia più antica del sito attraverso la rilettura di specifici oggetti.

L’itinerario comincia con corredi funerari preellenici frutto delle recenti indagini del Centre Jean Bérard. Questi offrono lo spunto per raccontare “il prima” di Cuma, quando l’area successivamente interessata dalla città greca era ancora occupata dalle popolazioni pertinenti alla cosiddetta cultura “delle Tombe a Fossa”.

Il percorso prosegue nella sala dove è custodita la famosa lekythos con duplice iscrizione sul fondo: la prima redatta con lettere greche euboiche ma di contenuto non greco, e la seconda costituita da due serie alfabetiche che rimandano ad ambito euboico e corinzio, a testimonianza della molteplicità di elementi culturali presenti a Cuma. Nella stessa sala, attraverso l’analisi dei corredi pithecusani, si affrontano le problematiche relative alla manifestazione di potere, rango e ricchezza nelle sepolture greche più antiche.

La sala successiva offre invece una panoramica sulle dinamiche insediative che sottostanno alla fondazione di Cuma, sull’organizzazione spaziale della città e sulle preesistenze rispetto all’impianto delle fortificazioni. Il percorso continua, nella sala adiacente, evidenziando le testimonianze relative ai santuari della città bassa. Quello presso l’anfiteatro ha restituito interessanti dischetti in lamina di bronzo da rimandare alla frequentazione di tale area sacra.

Il percorso termina nella sala incentrata sulla necropoli cumana. Qui è possibile cogliere elementi significativi della compagine sociale della comunità greca della prima fase coloniale e desumere funzioni e ruoli dei defunti dalla lettura di singoli oggetti di corredo.  

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa MANN, 29 settembre 2022

I GRECI PRIMA DEI GRECI
29 settembre – 31 dicembre 2022

Procida 2022
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